Leibniz

Gottfried Wilhelm von Leibniz nasce nel 1646, a Lipsia, e si laurea in filosofia e giurisprudenza presso le università di Jena e Altdorf. Dopo la sua laurea, egli si avvia alla carriera diplomatica,  coltivando nel frattempo interessi di filosofia naturalistica. Egli, dal 1668 al 1671, lavora come consigliere del principe elettore di Magonza, dove si dedica a testi di tipo giuridico e politico, nonché alle sue prime opere. 

Recatosi a Parigi per una missione diplomatica, entra in contatto con l’ambiente culturale della città francese, approfondendo in particolare la propria conoscenza della filosofia cartesiana, della matematica e del pensiero di Blasé Pascal. Viene infine accolto nella prestigiosa Royal Society inglese. Negli anni seguenti, Leibniz si impegnerà in un utopico progetto per la pace religiosa in Germania e per l’unità dei principi tedeschi. Gotthold Wilhelm Leibniz muore nel 1716 ad Hannover.

Mondo, idee e sostanza individuale 

Leibniz nel suo Discorso di metafisica teorizza l’esistenza di un ordine libero e spontaneamente organizzato. L’ordine pensato da Leibniz nasce infatti da una scelta operata da Dio tra i vari ordini possibili dell’universo che dunque, risulta essere la migliore, anche in virtù della possibilità stessa della scelta intrinseca all’ordine. 


L’intento di Leibniz è quindi dimostrare che può esservi un ordine che non debba necessariamente implicare una necessità logica a priori, ma che possa essere desunta a posteriori. Le verità possibili possono essere pertanto per Leibniz di due tipi: le verità di ragione e le verità di fatto.

  • Le verità di ragione ripetono, ciò che è stato espresso nel soggetto e sono fondate sul principio di non contraddizione e sul principio di identità. Le verità di ragione sono innate, in quanto non derivano dall’esperienza e delineano il mondo della pura possibilità.
  • Le verità di fatto, quelle che riguardano la realtà effettiva, non seguono il principio di non contraddizione e sono fondate sul principio di ragion sufficiente, il quale afferma che nulla si verifica senza che sia possibile fornire una ragione che basti a spiegare perché è così e non in altro modo.

Dio e la monadologia

 Una monade è una sostanza semplice, priva di parti, indivisibile ed eterna. 

Le monadi sono tutte diverse tra loro per il principio di identità degli indiscernibili, che implica che in natura non vi siano due esseri identici. Le monadi sono mondi chiusi, Leibniz le definisce “prive di finestre” e, pertanto, non possono subire influenza reciproca o la modifica indotta dall’esterno, ma sono tuttavia legate tra di loro in quanto sono tutti aspetti del mondo. 


Tipica di ogni monade è l’attività rappresentativa. Le monadi rappresentano quindi l’intero universo in generale e distintamente il corpo di cui costituiscono la potenza attiva, o entelechia


L’attività delle monadi si sviluppa in due momenti: 

  • la percezione, l’attività rappresentativa stessa
  • l’appetizione, il tendere da una percezione a un’altra

Leibniz afferma che vi è una distinzione tra “percezione” e “appercezione”, che definisce la consapevolezza della percezione, ed è caratteristica dello spirito. 

Il grado delle percezioni delle monadi è ciò che determina il loro grado di perfezione, al cui apice si trova ovviamente Dio, monade delle monadi che rappresenta tutti i punti di vista possibili, di cui le singole monadi sono solo uno determinato.

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