Francesco Bacone

Il potere della scienza

Francis Bacon, italianizzato Francesco Bacone, mostrò il ruolo delle scoperte scientifiche e dell tecnica sulla vita degli uomini. Per lui la scienza non era un’impresa puramente teoretica, ma piuttosto, un modo attraverso cui l’umanità scopre e padroneggia le leggi della natura, asservendole ai propri scopi.



Il suo ruolo, di alcun contributo in termini di nuove scoperte o invenzioni, a tal punto da sottovalutare l’importanza della teoria copernicana, fu quello di interprete e cantore del valore e delle possibilità della scienza moderna. Una scienza non più teorica, ma proiettata in una dimensione pratica, quale sapere utile, anche grazie alla stressa connessione con la tecnica. 


Tramite il primo capitolo del libro della Genesi, in cui si dice che Dio diede all’uomo la supremazia su tutte le creature, Bacone sostiene tale supremazia come lo scopo della scienza, la quale ambizione è quella di estendere il suo dominio alla natura, anche sulla base del principio secondo cui “sapere è potere”. Tale dominio non va interpretato come violenza, ma come obbedire alle sue leggi, quindi conoscerla e rispettarla.


IL NUOVO CONTESTO CULTURALE

Bacone è convinto che il progresso della conoscenza non possa essere il frutto di un lavoro interno alle scuole filosofiche, ma debba rappresentare un prodotto maturo della materna civiltà. Le invenzioni, le arti meccaniche, le scoperte geografiche e i viaggi di esplorazione hanno modificato le condizioni di vita sulla Terra, mutamento che comporta una trasformazione dei quadri concettuali e della filosofia.


Sarebbe vergognoso per gli uomini se dopo aver svelato e illustrato l’aspetto del globo materiale, cioè delle terre, dei mari, degli astri, i confini del globo intellettuale restassero limitati entro i ristretti confini delle scoperte degli antichi. 


LA TEORIA DEGLI IDOLI

Bacone tenta di fornire una risposta più generale al quesito sul perché l’uomo sia incline all’errore e alla superstizione tramite la sua più celebre opera, il Novum Organum. In tale opera ritroviamo la celebre dottrina degli idoli, i pregiudizi che ostacolano il raggiungimento della verità. Essi sono talmente profondamente radicati nella natura umana da richiedere, per la loro eliminazione, una profonda e difficile rivoluzione culturale.


Gli idoli sono di quattro tipi:

  • idòla tribus, radicati nella specie umana e appartenenti a tutti gli uomini, i quali ci portano a considerare le cose in base ai nostri schemi mentali o ai nostri bisogni
  • idòla specus, riguardano il singolo individuo e sono le abitudini mentali che egli assimila 
  • idòla fori, pregiudizi derivanti dalla tirannide delle parole, da una vuota retorica o da una scorretta attribuzione dei vocaboli alle cose
  • idòla theatri, pregiudizi indotti dalle dottrine delle diverse scuole filosofiche

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