Il periodo critico
La Critica della ragion pura si divide in:
- Estetica trascendentale, la quale studia le forme pure della sensibilità, cioè Spazio e Tempo, che condizionano il modo di apparire a noi delle cose.
- Logica trascendentale, che tratta dei concetti puri, o categorie dell’intelletto, la quale si divide a sua volta in Dialettica trascendentale e Analitica trascendentale. L’intelletto è la facoltà mediante la quale gli oggetti vengono ‘pensati’, ovvero le intuizioni sensibili vengono elaborate, unificate, in concetti.
- L’Analitica dei Concetti, in cui Kant si propone di ricercare tutte le forme a priori dell’intelletto, rilevando che la funzione propria dei concetti consiste nell’unificare, un molteplice sotto una rappresentazione comune, attraverso l’attività di Sintesi.
- L’Analitica dei principi, la quale insegna ad applicare ai fenomeni i concetti. Pensare e conoscere non sono espressi come la stessa cosa, un oggetto può essere pensato mediante le categorie ma può essere conosciuto solo tramite intuizioni sensibili di spazio e tempo.
Critica della ragion pratica (1788):
La Critica della ragion pratica si propone la ricerca delle condizioni della morale. Nell’uomo è presente una Legge Morale che lo comanda come un Imperativo Categorico, cioè incondizionatamente. L’uomo sente di dover obbedire alla ragione come una forma di legge del dovere, universale e che ha come fine il rispetto della persona umana, postulando la libertà, l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio.
Critica del Giudizio (1790):
L’attività del giudizio è l’argomento trattato nell’opera, questa attività deve scorgere sul mondo fenomenico il riflesso del regno dei fini (cioè secondo i dettami della legge morale), e lo può fare in due modi: come giudizio determinante o come giudizio riflettente.
Il primo è quello del giudizio gnoseologico e morale, mentre l’esigenza del giudizio riflettente può essere estetico o finalistico.
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